12/03/2013
Nazionale
Fondazione Italiana del Notariato, Abi (Associazione Bancaria Italiana) e Assoimmobiliare (Associazione dell’Industria Immobiliare) hanno presentato oggi a Roma – presso la sede dell’ABI – il rapporto "Risparmio immobiliare privato – Bene comune certezza".
Lo studio – realizzato dall’International University College di Torino – costituisce una base informata per aprire una discussione volta a valorizzare il risparmio immobiliare privato nell’affrontare la presente situazione economica.
Il clima di emergenza economica rischia, infatti, di renderci inconsapevoli del vero stato del nostro patrimonio “comune”, ossia dell’aggregato fra ricchezza pubblica e ricchezza privata in Italia.
In Italia il patrimonio immobiliare privato è eccezionalmente consistente. Esso eccede i sei trilioni di euro: una cifra che se raffrontata con il debito pubblico (1,9 trilioni circa), non può che mostrare come il risparmio immobiliare privato, insieme al sistema pubblico che lo gestisce, vadano riconosciuti e tutelati come un vero “bene comune nazionale”, assai mal distribuito, ma essenziale per la nostra solidità sovrana.
Il rischio è che l’emergenza, la fretta e il clima culturale, portino ad escludere indebitamente gli insegnamenti della storia economica e giuridica recente che mostrano come le politiche neoliberali non di rado determinino ad arte una destrutturazione dei capisaldi della legalità. Per esempio, nell’Inghilterra Tatcheriana gli istituti di credito ricevettero in dote nel 1991, a seguito di una vibrante propaganda liberista, l’ingente mercato del trasferimento immobiliare producendo in poco tempo concentrazione, aumenti di costi per il consumatore, incertezze e frodi.
Il sistema che governa il risparmio immobiliare privato in Italia è il prodotto di una sinergia virtuosa tra agenzie pubbliche (Agenzia del Territorio, Agenzia delle Entrate, Archivi Notarili) e un numero relativamente ridotto e dunque controllabile di concessionari privati dotati di solida cultura giuridica (gli studi notarili).
I dati economici e giuridici che sono stati presentati in questo studio comparato tra il nostro sistema e quello americano vanno conosciuti e discussi pubblicamente, per evitare riforme fondate su un’ideologica “ricezione acustica” del sistema statunitense, ancor oggi egemone nell’occidente.
In questo senso, l’appuntamento di oggi è stato un importante appuntamento che si rifà al principio, troppo spesso trascurato, del “conoscere per deliberare”.
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