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CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO

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Giornata Internazionale del Lascito Solidale – La nuova frontiera della filantropia “alla portata di tutti”

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13/09/2018

Nazionale

Le caratteristiche del testamento solidale e la sua crescente diffusione fanno del lascito solidale una delle forme più alte della filantropia moderna: le motivazioni, i valori, i modelli e i risultati della filantropia odierna accanto all’esempio di chi ha scelto di donare a chi ne ha più bisogno con un lascito solidale nelle ultime volontà. Perché chi sceglie di dare una conclusione nobile alla propria esistenza tramite un lascito solidale trasforma il suo testamento in una storia d’amore verso il prossimo e lancia un messaggio di speranza alle nuove generazioni.

“Amore […] sforzo operoso, di un individuo o anche di gruppi sociali, a promuovere la felicità e il benessere degli altri”. È questa la definizione del termine “filantropia”, oggi praticata in tutto il mondo da persone facoltose con alle spalle grandi patrimoni, nella logica di “restituire” alla società, in particolare alle categorie più bisognose o meritevoli, una parte importante di quanto accumulato in vita e contribuire alla soluzione dei grandi problemi che l’umanità deve affrontare ogni giorno. E numerosi sono i filantropi che hanno dichiarato di voler lasciare una traccia di sé anche quando non ci saranno più, anche diseredando fin da subito i figli: da Mark Zuckerberg che, con sua moglie Priscilla, ha donato il 99% delle azioni di Facebook (ovvero 45mld di dollari) alla sua organizzazione filantropica con l’obiettivo di promuovere l’uguaglianza tra le popolazioni del mondo, a Gordon Ramsay che ha diseredato i figli per fare del bene e insegnare loro il valore dei soldi, così come Warren Buffett, Elton John, Sting, Ashton Kutcher e Simon Cowell.

E se si prova a chiedere a Bill Gates quale sia il business più bello, il numero uno di Microsoft vi risponderà: “È la beneficenza”. Le sue non sono solo parole: insieme a sua moglie Melinda French e Warren Buffett, ha dato vita a “The giving pledge” (la promessa di donare), che invita le persone più ricche (hanno già aderito da Mark Zuckerberg, Michael Bloomberg, il fondatore della Cnn Ted Turner, il banchiere David Rockefeller e molti altri) a impegnare più della metà dei propri averi in beneficenza, durante la vita o con il testamento, nella logica – tipicamente anglosassone – di “restituire” così la propria fortuna alla collettività. Si tratta del progetto filantropico più mastodontico realizzato nella storia, con un capitale complessivo che supera di gran lunga i volumi finanziari di uno Stato di medie dimensioni.

Diversamente dagli Stati Uniti, in Europa non è mai stata pienamente condivisa la funzione “sociale” della grande filantropia privata (lo Stato gioca infatti un ruolo di rilievo nel garantire una serie di diritti/servizi fondamentali). Ciò non vuol dire che non ci siano, anche nel vecchio continente, esempi di filantropia e/o mecenatismo privati comparabili per dimensioni con quelli di oltreoceano: si pensi ai francesi Bernard Arnault (Fondation Vuitton) e François Pinault (Bourse de Commerce, ma anche Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia). Inoltre, nel nostro Paese, negli ultimi dieci anni, il numero delle Fondazioni filantropiche è raddoppiato (ora sono 1.600), nel solo 2016 le Fondazioni bancarie hanno erogato oltre 1 miliardo di euro (+10% rispetto ai 936,7 milioni del 2015), mentre le Fondazioni di impresa (131) hanno erogato nel 2015 circa 200 milioni. Sono inoltre cresciute le elargizioni dei High Net Worth Individuals (HNWI) (1),  coloro che in Italia detengono un patrimonio superiore al milione di euro: nel 2015 il 91% di loro ha effettuato una donazione (+11% rispetto al 2014) e il 27% ha aumentato le proprie elargizioni (+13%). E sebbene in Italia non sia possibile diseredare i parenti perché il nostro ordinamento giuridico tutela la famiglia fino al sesto grado di parentela, si può destinare la quota disponibile per sostenere un progetto benefico.

MA A FARE DEL BENE CON LE ULTIME VOLONTÀ CI SONO ANCHE PERSONAGGI MENO ILLUSTRI, PASSATI ALLA STORIA PER I LORO TESTAMENTI SOLIDALI BIZZARRI…

Dalla stessa logica di lasciare i propri averi al bene della collettività possono derivare anche conseguenze curiose. Tra i casi di testamenti bizzarri ma comunque improntati all’interesse per il bene comune se ne possono citare alcuni resi noti qualche anno fa dal quotidiano britannico The Guardian, come quello dell’anonimo che, nel 1928, ha lasciato su un conto mezzo milione di sterline con l’indicazione che potranno essere prelevate dal Governo inglese quando saranno sufficienti a cancellare l’intero debito pubblico britannico; o quello del finanziere milionario Keith Owen che, nel 2007, ha donato oltre 2 miliardi di sterline al luogo di vacanza preferito, Sidmouth nel Devon, affinché nel suo territorio fossero piantati un milione di fiori che rendessero la zona ancora più bella. Infine, a inizio dello scorso agosto, ha fatto notizia anche sulla stampa italiana la notizia del lascito testamentario di 150 milioni di sterline dell’editore Felix Dennis, scomparso nel 2014, che saranno utilizzati per piantare 10 milioni di alberi e creare così un bosco di 100 chilometri quadrati non lontano da Londra.

…E TANTI PICCOLI, GRANDI FILANTROPI NOSTRANI

Sempre di più i nostri connazionali scelgono questa forma di donazione per aiutare chi ne ha più bisogno, spesso senza possedere grandi patrimoni e continuando a tutelare i propri cari destinando anche una piccola quota al Terzo Settore. Lo testimoniano i racconti delle storie di tante persone comuni che hanno inserito un lascito nelle ultime volontà. Come Nonno Carmine che, in accordo con la moglie e la famiglia, ha deciso di fare un testamento solidale rivolgendo il suo affetto e i suoi pensieri alla nipotina colpita da una malattia genetica rara, la sclerosi tuberosa, con una motivazione precisa: “Voglio prendermi cura di lei anche quando non ci sarò più”. O come il signor Paolo che ha seguito l’esempio di sua moglie, la quale già prima di lui aveva depositato un testamento solidale, animati entrambi da una forte convinzione: “La redistribuzione dei redditi affidata al sistema fiscale non basta. L’unico ammortizzatore sociale è la solidarietà che coinvolga tutti”.

(1) Fondazione Lang

Per un’analisi approfondita del lascito solidale, scarica dall’Area Download “Lascito Solidale – La nuova frontiera della filantropia”

 

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